venerdì 4 dicembre 2009

Formaggi e peccati

Siamo in undici. Chiaro segno che c'è qualcuno spaiato. (Io). Il tavolo è lungo, affiancato da due panche di legno che assomigliano a quelle scure delle chiese. Dev'essere un rito importante, penso, mentre osservo indiscreta l'architettura della stanza. Soffitto basso, a volta, una stufa a legna rende il piccolo ambiente ben più caldo del resto della casa. Alle pareti una bottiglia di Barbera del '78 in buona compagnia, collezioni di cavatappi dalle forme più ingegnose.

Aspettiamo i ritardatari prima di prendere posto. Leggiamo il menù scritto a mano su un foglio di carta a quadretti. Interessante. Il re della serata, il formaggio.

Bene, ci siamo. Sono arrivati tutti, sediamoci! Allora, le coppie vicine, i padroni di casa – in veste di cuochi, sommelier, camerieri ed anfitrioni – in posizione strategica, gli uomini più pingui a capotavola o sull'angolo. Ognuno trova lo spazio che sembra essere stato fatto apposta per lui: la scelta non è casuale, sembra che il nome stia scritto proprio lì, nel bicchiere che troneggia sulla tovaglia a scacchi bianchi e rossi, senza bisogno di contese.

Iniziamo. Primo giro di vino. Bianco. Aromatico e delicato. Antipasti. Secondo giro di bianco. Terzo giro. Apriamo un'altra bottiglia? Quarto giro. Sempre bianco, ma più corposo.

Nel vociare generale si distinguono apprezzamenti sul cibo, racconti di matrimoni e viaggi, risa, poi, ovviamente, il lavoro, i figli. Intanto arriva il primo e si stappa il rosso, Nebbiolo.

Fa caldo e il suono delle parole inizia ad invadere prepotentemente l'aria. Rimbomba. Avventure in bicicletta. Tornanti. Ricordi di allegre sbronze, di altre cene, in altri tempi.

Chi vuole il bis? Forza, che poi inizia la passerella di formaggi!

Abiti confezionati dagli stilisti più ispirati. C'è il pecorino pulito e ben vestito, semplice. E la dama dai tre latti, con una gonna ampia e a balze che ricorda quelle delle nobildonne di Versailles. La scamorza rotonda e soda, come una mongolfiera sospesa sul tagliere. Il puzzone, un vecchio sudato e unto. Alcuni indugiano. Bagnarsi del viola della saba, o indorarsi di miele bruno di castagno?

Qualcuno tossisce e ridacchia. La gola è un po' asciutta, bisognerebbe proprio innaffiarla. Si stappa la sesta. Il volume sale ancora. Voci da tenori si sovrappongono in armonici sgraziati.

Esco a prendere una boccata d'aria. O meglio. A fumare.

Piove forte. Piccoli torrenti scendono illuminati dai lampioni ramati sul nero della strada. Sembra che danzino. La fila degli uomini in smoking si avvicina a quella delle donne con la gonna a pallone, camminano veloci e parallele. Poi la coppia si prende la mano e diventa un unica bolla d'acqua. Felice. Mi chiedo dove mai staranno andando.

Rientro.

Qualcuno ha trovato il tasto giusto. Inizia la discussione. Ormai i ventri sono tesi e il palato stanco. La lingua, invece, ha decisamente bisogno di sgranchirsi un po', d'altra parte non esiste simposio che si rispetti senza un po' di filosofia. Politica.

Argomento della settimana italiana: politici e scandali.

Cibo e sesso, eccoci. Le cose imprescindibili che uniscono uomini ed animali dell'intero pianeta. Ci distinguiamo non per averne fatto oggetti eterni di pratiche, ma di riflessioni. Come per i formaggi e i vini, ognuno ha i suoi gusti.

Vogliamo parlare di transessualità? Dopotutto, le prostitute e i freaks, ancora non hanno perso l'abitudine di frequentare i nostri banchetti. Sembrerebbe.

Natura o cultura / crudo o cotto / colpa o perdono / normalità o perversione.

Formaggi e peccati.

Dolce e grappino non bastano a sopire l'avidità di confronto. Il tempo, invece, vince sempre su tutto.

Torno in macchina con l'amaro in bocca. “Anche noi la pensavamo così alla tua età...”

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